venerdì 17 dicembre 2010

Il museo di Santa Restituta

Se Lacco Ameno è il centro della più antica storia di Ischia, il Museo ne costituisce il cuore. Poco noto alla massa dei turisti, spesso più attenti ai piaceri dei sensi che al godimento dello spirito, il Museo deve la nascita e lo sviluppo al rettore della chiesa, don Pietro Monti. Se importantissimi ritrovamenti sono stati effettuati, questi si devono alla intrepida e generosa attività di Monti. Il Museo merita assolutamente una visita. Il Museo ha una prerogativa che soli pochi altri musei al mondo possono vantare: non inanimato e glaciale luogo di raccolta di reperti del passato, ma testimonianza diretta della vita e della cultura in Ischia dai greci al primi cristiani. Il Museo, difatti è stato realizzato sui luoghi stessi degli antichi insediamenti.
Anche la sua nascita ha dell'incredibile. Agli inizi degli anni '50, nel riparare la cappella di Santa Restituta, si ebbe la gradita sorpresa di rinvenire sotto il pavimento la cripta paleocristiana con numerose tombe. Sul luogo, tra l'altro, venne rinvenuta anche una lucerna fittile con grappolo d'uva del VI-VII sec. d.C. La scoperta incoraggiò gli improvvisati archeologi a proseguire nello scavo. Dopo poco ci si trovò di fronte ad un cimitero cristiano posto intorno alla basilichetta ricavata da un cisternone in disuso di epoca romana. I lavori continuarono alacremente, passando da sorpresa a sorpresa, finché venne riportato alla luce una infinità di sepolcri costruiti secondo le usanze fenicie e puniche, oppure secondo quelle greco-romane.
Attualmente il Museo raccoglie anche numerosi reperti archeologici di varie epoche ritrovati non solo a Lacco Ameno - nei luoghi di insediamento dell'antica città di Pitecusa - ma su tutta l'isola.
Nei pressi del cimitero cristiano è stata perfino localizzata la zona industriale ove si fabbricavano e si cuocevano i rinomati vasi pitecusani esportati per tutto il Mediterraneo. Tra le tante cose da vedere segnaliamo le monete campane ritrovate a Monte Vico di epoca compresa tra il 450 e 340 a.C., nonché le bellissime anfore e i numerosissimi cocci di ceramica greca di stile geometrico e subgeometrico con i colori predominanti rosso e nero dell'VIII - VII sec. a.C.
La vasta raccolta di opere fittili (vasi, giare, oggetti di uso quotidiano) testimonia la storia di Pitecusa, ne sottolinea lo sviluppo e il progresso anche artistico. In un angolo è ricostruito un ambiente familiare di una casa tipica pitecusana. È stato perfino ricostruito un telaio casalingo con i pesi originari che venivano legati alla estremità di ciascun filo della tela. In un'urna sono collocati i piccoli giocattoli di argilla (cavalli, asinelli, barchette, bambole ed uccelli) che venivano dati ai bambini per tenerli buoni. Il culto di Apollo è testimoniato da una patera (piatto) votiva recante a sbalzo l'immagine del dio disteso dolcemente; quello di Eros è testimoniato da una statuina del IV sec. a.C. Il figlio di Afrodite (Venere) è raffigurato in giovane età, ben fatto, nudo, munito di arco e frecce e con vigorose ali. Altre statuette votive e vasi dipinti con fiori e frutta attestano il culto solare e mediterraneo per madre natura. Nelle teche in vetro sono conservate le brocche per il vino e le ampolline di profumo che venivano deposte nelle tombe pagane. Singolare appare la ricca collezione di amuleti (circa 60) a forma di scarabei importati dal culto egiziano. Lo scarabeo sacro stava a significare la vita ultraterrena.
Tra le cose più pregevoli è da ammirare il cratere (anfora per il vino) che rappresenta la scena di una nave capovolta dal nubifragio. I marinai si dimenano per risalire in superficie, ma qualcuno sta per essere inseguito da mostri marini e qualche altro è già parzialmente inghiottito da pesci giganteschi. Delle decorazioni ai templi restano un piedistallo con figura femminile e un residuo di metopa con giovane guerriero a cavallo.Tra i numerosi cippi romani, segnaliamo quello in onore di Seia Spes, una giovinetta che nel 154 d.C. vinse la gara podistica nella trentanovesima Italide svolta a Napoli, una manifestazione ginnica paragonabile agli odierni giochi della gioventù.